lunedì 1 febbraio 2016

Senza Schengen Calais sarebbe in Italia



Abbattare le barriere abbattute. Potremmo riassumere con questo ossimoro assurdo quello di cui si parla in questi giorni in tutta Europa. La vittima sacrificale è il trattato di Schengen che tutti, dalla destra più interessata alla massa meno informata, vedono come grande alleato dell'ondata umana proveniente dal nord e centro Africa e dai paesi del Medio Oriente, in fuga dall'Isis e dalla guerra civile siriana che infiammano da anni quelle zone.

L'idea che viene portata avanti è che sia la mancanza di frontiere a permettere l'entrata di centinaia di migliaia di profughi in Europa, dimenticandosi che il 90% dei migranti che entrano in Europa dall'Italia lo faccia via mare e che quindi Schengen valga molto poco nel caso specifico.
Eh si, perché se un clandestino sbarca a Lapedusa con il sogno di raggiungere la Germania o l'Inghilterra ciò che lo trattiene in Italia, più di tutto, sono le assurde leggi italiane sull'argomento (vedi Bossi-Fini).

Sulle motivazioni per cui questi scappino, sul perché ci sia un clima di terrore in tutti quei paesi, su come sia nato il terrorismo e sullo schifo lasciato da anni di guerre e oscenità fatte dai paesi Nato ci sarebbe molto da discutere ma penso che possa essere argomento per un ulteriore post sul tema.

Quello su cui vorrei porre l'attenzione è che se veramente si abolisse Schengen uno dei paesi più danneggiati sarebbe proprio il nostro: immaginate che la marea umana di disperati che sbarca nel sud d'Italia trovasse bloccate tutte le uscite verso il nord, cosa succederebbe? Esattamente quello che sta succedendo a Calais, ovvero un blocco fisico del flusso e l'inizio di accampamenti incivili e inumani lungo tutto l'arco alpino, dalla Liguria al Friuli. Migliaia di persone bloccate senza poter avanzare o tornare indietro. 

Un assaggio di cosa succederebbe lo abbiamo avuto a Ventimiglia quest'estate quando la Francia ha deciso di respingere un gruppo (limitato) di profughi provenienti dall'Italia. Scene orribili che speriamo non debbano ripetersi.

Questo breve pensiero dovrebbe far riflettere sulle politiche portate avanti da partiti come la Lega che da un lato vorrebbe "liberare" le città dagli stranieri e dall'altro muove mari e monti per bloccarne il più possibile sul territorio nazionale. 

Per risolvere una crisi così profonda non servono "slogan e distintivo" e sarebbe bello che, soprattutto nella cabina elettorale, tutti si ricordassero che anni di queste idiozie non hanno portato a nulla ma, anzi, hanno solo accuito il problema.