domenica 11 aprile 2010

POLITICA - Quando Dc e Pci ricostruirono la città


Mario Boni ha 88 anni, presidente onorario dell’Anpi Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Ha militato nella Brigata partigiana «Cesare Battisti». Dopo la Liberazione fu capogruppo Dc in Consiglio comunale, quindi primario dell’Ostetricia-ginecologia del «nuovo» ospedale castellano, nonché direttore sanitario dello stesso. Il suo commento alle (come sempre) ignoranti e inutili parole leghiste alla vigilia del ballottaggio di Castelfranco fanno capire che a volte un po' di cultura e di sana informazione non fa poi così male.

Chi non conosce la storia di Castelfranco dovrebbe evitare di dire baggianate. Sono indignato di quello che ho letto oggi sulla stampa (ieri, ndr.) sulle dichiarazioni di Luciano Dussin in merito a Donata Sartor: «Donata Sartor sta con i discepoli del comunismo. Suo padre negli anni ’50-60 aveva tentato di fermare l’avanzata rossa nel nostro paese. Lei invece sta con i comunisti e con Di Pietro». Dio ci salvi dall’ignoranza e, a questo punto, dalla Lega e dai suoi componenti che
ne spargono a piene mani. E il cielo salvi Castelfranco se prevarrà questa incultura della Lega. Io c’ero, alla fine della guerra e nella ricostruzione. Nesono un testimone diretto. Io sono stato partigiano con Gino Sartor, nella Brigata Cesare Battisti. C’erano sì a Castelfranco anche i partigiani «rossi», erano quelli di Salvatronda. Assieme ai questi «comunisti», dopo la fine della guerra, i fratelli Sartor hanno ricostruito Castelfranco. Ricostruito partendo
dalla Cultura: quella della solidarietà verso il prossimo, dell’impegno civile per la comunità, del far rinascere l’economia per dare lavoro ai castellani e non farli emigrare altrove. Era la cultura del «costruire» insieme, in condivisione, per la comunità, per tutti i cittadini, anche per quelli che a Castelfranco arrivavano da fuori. Queste sono le vere radici storiche di Castelfranco che l’hanno risollevata dalla miseria più nera. Certo a quei tempi di guerra fredda, negli anni 50 e 60, ognuno doveva fare la «guerra di facciata» contro il... nemico politico. Ma Castelfranco è stata costruita e ricostruita, scuole, ospedale, fabbriche, grazie alla vicinanza umana e alla collaborazione degli uomini dei «blocchi contrapposti». Io ho fatto per anni e anni, sindaco Domenico Sartor e poi suo fratello Gino il padre dell’attuale candidata sindaco,
il capogruppo della Dc in consiglio comunale. Ma il mio amico e il mio alleato più forte fu sempre il capogruppo dei comunisti, Odillo Pasqualetto. E fra Domenico Sartor - l’onorevole «vero» di Castelfranco - e il presidente della cooperativa rossa, Piero Bresolin, c’era un’amicizia che nessuno ha mai potuto scalfire. Lo stesso ospedale nuovo di quei tempi, la cui prima pietra fu posta nel 1946, ne è un frutto. Non è solo leggenda, quella che i primi denari per iniziare la costruzione dell’ospedale e dell’istituto agrario fossero il bottino tolto a una colonna tedesca in ritirata. È verità. Erano 107 milioni di allora. Che nessuno si spartì mai. Si misero d’accordo invece, democristiani e comunisti, e se ne servirono per la costruzione di quello che serviva alla comunità. Dando lavoro ai castellani tramite la cooperativa «rossa» di Bresolin, mentre gli ulteriori finanziamenti per le opere pubbliche venivano ottenuti grazie
all’influenza e all’intelligenza politica in Parlamento dell’Onorevole. Ecco, per amministrare Castelfranco gli «attributi» che servono non sono quelli citati da un Ministro-Governatore l’altro giorno.
Sono le idee.

1 commento:

Brambilla Rita ha detto...

Grazie per questa testimonianza Democratica

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