domenica 24 aprile 2011

A Gianna, perché vada sempre fiera di suo padre


Penso che nel nostro paese non ci sia una data più significativa del 25 aprile, è l'anniversario di una battaglia vinta. Da chi? Da tutti quelli che non si riconoscevano nel fascismo e che sentivano il bisogno di un cambiamento: dai partigiani combattenti e da quelli che (anche comprensibilmente) non se la sono sentita di partecipare attivamente alla liberazione, da quelli che non volevano più la guerra e da quelli che volevano di nuovo il pane per tutti, da quelli che aspettavano gli americani e da quelli che sognavano uno stato socialista. Hanno vinto perché pur avendo idee diverse e perseguendo diversi obiettivi, tutti si sono conquistati il diritto di esprimersi liberamente e il diritto di pensarla diversamente da come l'aveva pensata fino a quel momento il regime di Mussolini.
Questa dovrebbe essere una vera festa perché ideologicamente rappresenta tutti ma, purtroppo, conosciamo bene gli scontri e i "dispetti" che vengono inscenati ogni anno a ridosso di questa ricorrenza. Ancora una volta: da chi? Beh, abbiamo detto che il 25 aprile è una festa che in un modo o nell'altro dovrebbe rappresentare tutti e allora a chi può dar fastidio una ricorrenza che ricorda la sconfitta dei nazifascisti in Italia? Evidentemente a chi qualche valore nazifascista se lo porta in testa ancora oggi!
Allora per rispolverare un po' la memoria su chi stiamo festeggiando vi lascio alla lettura di una breve lettera scritta da un partigiano, Paolo Braccini, il 3 aprile del 1944, a poche ore dalla sua fucilazione. In questo caso l'autore, trentaseienne, è un professore universitario (premiato in seguito con la medaglia d'oro al valor militare) ma leggendo altre lettere scritte dai condannati, molti dei quali lavoratori umili, ciò che penso resti più impresso sono la profondità di pensiero, l'amore per l'Italia e la convinzione nell'idea di poter averla, un giorno, migliore.
Buona lettura quindi e buona festa della liberazione a tutti!

Fabrizio Ruffini



“Gianna, figlia mia adorata, è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te. Sarò fucilato all’alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno. Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai. Egli ti guarderà, Ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l’infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre.
So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa. Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze. Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascierà il mio cuore. Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto. Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.”

Tuo babbo

Nessun commento:

Posta un commento

Si prega di rispettare le consuete norme di civile convivenza. Grazie!