giovedì 17 novembre 2011

Servizio Pubblico su L'Altro Pensiero


In diretta web la terza puntata di "Servizio Pubblico", il programma online di Michele Santoro & co.

“La democrazia” è il titolo della terza puntata di Servizio pubblico, la trasmissione di Michele Santoro. Si affronterà la nascita del nuovo esecutivo guidato da Mario Monti.Ospiti in studio il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro, il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, Tito Boeri, docente di Economia alla Bocconi e fondatore de lavoce.info e il giornalista di RepubblicaFederico Rampini.



domenica 13 novembre 2011

Essere felici o essere tristi?




Mentre scrivo questa nota, su Rai3, Padellaro e Polito, Quagliarello e Letta litigano sul senso dei festeggiamenti popolari occorsi a Roma dopo le dimissioni di Berlusconi. Su Corriere e Repubblica di oggi da De Bortoli a Panebianco, si alternano ancora posizioni diverse sul tema. Io credo si debba festeggiare per molti motivi e non festeggiare per altri, ma che i primi superino decisamente i secondi.

Personalmente, festeggio perché il mio futuro premier non verrà coinvolto in scandali sessuali. Non impegnerà il parlamento per risolvere problemi giudiziari.

Non commetterà gaffes pesanti negli incontri internazionali.

Non offenderà con scioltezza i gay per difendere i puttanieri, gli islamici per difendere i cristiani, gli immigrati per illudere gli italiani di un benessere che non c'è.

Non avrà un interesse privato a favorire le tecnologie televisive rispetto allo sviluppo di internet, su cui l'Italia è molto indietro.

Non avrà probabilmente bisogno di corrompere né i partiti di maggioranza, né quelli di minoranza, piegandoli ai propri interessi.

Non inviterà le forze dell'ordine ad usare il loro braccio violento.

Non avrà l'arroganza di spedire videomessaggi ai telegiornali, o di farsi confezionare interviste da giornalisti e direttori editoriali scelti ad uopo. Non avrà il potere di far fuori giornalisti capaci, di imporre Sgarbi in prima serata e Paragone in seconda, ed altri programmi deboli sulla Rai per favorire Mediaset.

Non cercherà di influenzare i mercati in favore delle proprie aziende, costringendone altre a spendere per la pubblicità in canali propri.

Non offenderà colleghe parlamentari, in base al loro aspetto fisico. Non favorirà gli evasori, i costruttori abusivi e le mafie in maniera diretta e indiretta. Avrà forse il coraggio di accettare il confronto con maggioranza e minoranza a sostegno del suo governo, in un dibattito pubblico, come non succede ormai da anni in Italia.

Non banalizzerà le proteste popolari e i movimenti sociali. Non sceglierà ministri come Brunetta o La Russa adusi ad offendere piuttosto che a rispondere.

Ci sono anche motivi importanti per non festeggiare.

Sicuramente avrei preferito che Berlusconi cadesse in altro modo.

Che si fosse dimesso dopo che il voto popolare delle amministrative e nei referendum ha dimostrato che gli italiani non lo sostengono più.

Che nessun parlamentare delle formazioni di centrosinistra passasse dall'altra parte sulla base di opportuno conguaglio e che, anzi, i partiti di sinistra fossero stati capaci di attrarre parlamentari sulla base di idee e programmi.

Sogno ancora oggi che gli italiani sviluppino, prima o poi, una cultura politica critica tale da sradicare il populismo televisivo di Berlusconi e quello localistico di Bossi.

Avrei preferito andare alle elezioni, senza che l'UE e le Banche internazionali ci imponessero un esecutivo di transizione, simile al ruolo di Poulson imposto al congresso americano nel 2009 da Goldman Sachs.

Ma mi accontento. Fra un anno si tornerà a votare. E forse non ci sarà più in vigore questa legge elettorale. E la gente sente che tira un aria diversa. E si sente, finalmente, più partecipe. Non ancora nelle stanze istituzionali, ma quantomeno nelle piazze e negli altri luoghi di aggregazione.



Vincenzo Romania

giovedì 10 novembre 2011

Servizio Pubblico


In diretta web la seconda puntata di "Servizio Pubblico", il programma online di Michele Santoro & co.

Dopo il successo della prima puntata, Michele Santoro torna in video per il secondo appuntamento di Servizio pubblico. Il programma andrà in onda come sempre in streaming sul Web, sui canali Sky e sulle reti del Digitale Terrestre. I recenti sviluppi politici non possono che lasciar intendere che questa sera il dibattito sarà particolarmente acceso: uno degli ospiti annunciati per la serata è il presidente della Camera Gianfranco Fini.



lunedì 31 ottobre 2011

Chi comanda veramente il mondo?




Vi proponiamo la puntata di ieri 30 ottobre 2011 di Report perché pensiamo che sia fondamentale che il maggior numero possibile di persone la guardi e capisca in cosa consiste il mondo in cui viviamo e soprattutto comprenda i motivi che portano tante persone in piazza a manifestare. Sperando di essere sempre di più nelle prossime occasioni vi auguriamo una buona visione! ;)

Trader, default, spread, orsi e tori: termini che ormai sono entrati nei nostri discorsi quotidiani: è il linguaggio ai tempi della crisi. Ma come stanno effettivamente le cose? Qual è lo stato reale dell’economia?
C’è la crisi ma per chi? I valori dei prodotti delle operazioni finanziarie, per esempio, sono stati otto volte superiori a quelli che producono tutti insieme settori vitali della nostra economia come l’agricoltura, le industrie e i servizi. Come al solito c’è chi prende tanto, chi sempre di meno e chi rimane a bocca asciutta. Ma quanto potrà continuare questo meccanismo. Dipende solo da quanto sarà capace, chi ha interesse a non spartire la torta in parti uguali, a raccontare che il tesoro non c’è più. E soprattutto da quanto sarà bravo nel convincerci che la nostra qualità di vita dipende esclusivamente da come funzionano, giorno dopo giorno, i mercati finanziari. Così il nostro futuro , e quello degli Stati è legato ai complessi giochi della speculazione in Borsa e alle decisioni di Banche Centrali e enti sovra-nazionali. Report, in un’inchiesta di Michele Buono , è andata a vedere come stanno realmente le cose e chi sono le agenzie di Rating che con un semplice voto decidono la nostra sopravvivenza o disperazione.

lunedì 19 settembre 2011

L'Ue chiama. Nani, orchi e ballerine rispondono




Facciamo un breve resoconto: più o meno dai primi 4/5 mesi di quest'anno la crisi esiste. Ora ne siamo sicuri perché lo ha detto perfino Berlusconi, prima diceva di no ma adesso lo conferma anche lui. Sarà vero.
Si dice che il primo passo verso la guarigione sia ammettere la propria malattia anche se, francamente, sembra di parlare di un soggetto in fin di vita che afferma che, in effetti, qualcosa che non va proprio come dovrebbe c'è.
Andando avanti troviamo una condizione europea sull'orlo di una crisi di nervi che trascina il ventre molle dell'unione e per farlo perde punti e credibilità. La Bce ci compra i titoli di stato che equivale a comprare sale nel deserto e in cambio ci chiede una manovra che faccia fare una secca inversione di marcia al paese lasciando intravedere una lucina per il futuro.
Abbiamo un numero folle di piccole imprese sul lastrico e altrettante imprese enormi che sguazzano nei soldi nascosti sotto qualche materasso elvetico o panamense. Operai che non sanno come spiegare alle proprie famiglie perché presto non ci si potrà permettere nemmeno il poco che ci si concedeva fin'ora.

E il governo?

Forse qualcuno, arcistufo delle italianate, delle troie di B., delle mafiate in alto, in basso, a destra, a sinistra, ecc... si è dimenticato che il governo dovrebbe essere la massima espressione del potere democratico, ed il parlamento la sua arena dove confrontarsi col popolo. Si dev'essere dimenticato anche che con metà dei soldi che vengono evasi ogni anno ci si pagherebbe finanziaria, contro-finanziaria, settebello e primiera; ma chiaramente se il governo non fa da cane da guardia questi soldi non torneranno mai DI TUTTI.
Il governo dovrebbe essere la prua della nave, non la cambusa piena di ratti fetenti. E invece? Invece da palazzo Chigi esce, ma poi non esce, poi esce e non riesce una finanziaria lacrime e sangue (come piace definirla) che non rende felice nessuno. Il governo si spacca, l'opposizione s'incazza, gli industriali torcono il naso e il popolo... il popolo se lo prende in quel posto.
Si perché, come si diceva prima, la Bce non voleva che l'Italia facesse una cosa simile, non chiedeva di tassare ancora i cittadini e lasciare invariato tutto il marcio del paese, casomai il contrario!
Ma quello che è pazzesco è che stiamo ancora parlando di cosa HA FATTO il governo (nel male o nel male), parliamo ora delle buffonate che tanto divertono i corrispondenti esteri nel nostro paese e che ci hanno resi famosi in tutto il mondo in quanto a ridicolaggine. Parliamo ad esempio del secondo partito di coalizione, la Lega. Quando si parla di Lega le buffonate non si contano, ma in questo periodo è riuscita a perdere consensi anche nel suo zoccolo più duro di elettorato. E' da quando si è aggravata la situazione (aggravata per i media dato che è sempre stata così) che Bossi&Co. minacciano. Ma minacciano chi? Il governo! Cioè loro stessi!
E' difficilissimo dire se siano più patetici loro o Napolitano e il suo bombardamento di moniti inalscoltati.
Bossi si vanta, davanti alle solite squallide platee padane, di tenere Berlusconi per le palle, di fare ciò che vuole, di qua e di la... e poi la situazione è ridicolmente immobile come al "primo ultimatum".
Prima a Pontida delude l'agglomerato barbaro accampato davanti al palco che, quasi ne capissero più di lui, chiedevano che il governo cadesse sul serio. Poi, recentemente, spara alzo zero su Brunetta (con cui, ricordiamolo, è alleato) e propio dalla città natale del nano invoca un fantomatico referendum sulla Padania (forse oltre all'uso della parola ha perso anche la capacità di calcolo il buon Umberto) e si fa un altro sorso di acqua del Po mentre centinaia di persone protestano e vengono manganellate dalla celere che, come sempre, picchia dove vede rosso e non si rende conto di essere sulla loro stessa barca.
Stesse manganellate anche a Roma dove però interviene anche un ex-ministro, Ronchi, che nella sua ammirevole diplomazia da lord inglese invita i manifestanti fuori Montecitorio a vergognarsi definendoli "cialtroni di merda", che uomo! Che verve!
Chiudiamo questo rapido sorvolo su quest'ultimo periodo di buffonaggine italiana invitando tutti il 15 ottobre a Roma per la grande, speriamo definitiva, manifestazione nazionale. L'evento è importante perché nasce soprattutto dal basso e promette di essere molto partecipato. Speriamo (anche se è una vana speranza) che non succeda nulla di grave perché da quel che possiamo testimoniare noi, molte, moltissime persone non scendono più in piazza per esprimere una loro idea ma semplicemente per sfogare rabbia e frustrazione indotte da questa classe politica che affanna e annega l'Italia da tanto, TROPPO tempo.


Fabrizio Ruffini

martedì 13 settembre 2011

Bruxelles: Berlusconi non eclude l'innalzamento dell'età pensionabile



Martedì a Bruxelles il capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, ha promesso che i conti del suo paese si riassesteranno entro il 2013, senza escludere, un rinvio dell'età pensionabile, mentre l'Italia affronta delle forti pressioni sul mercato obbligazionario.

Sono a Bruxelles per rassicurare le istituzioni europee”, ha confermato Berlusconi a seguito dell'incontro con il presidente dell'Unione Europea, Herman Van Rompuy. Promettendo il riequilibrio dei conti pubblici entro il 2013, non ha escluso che l'età pensionabile possa essere aumentata ugualmente; ha aggiunto “Avremo il voto”.

Il governo italiano ha annunciato che mercoledì chiederà la fiducia alla Camera dei Deputati per velocizzare l'entrata in vigore del suo piano di austerità per un ammontare di 54,2 miliardi di euro entro il 2013. Questo voto rappresenta l'ultimo semaforo verde prima dell'entrata in vigore delle misure di austerità. Van Rompuy ha accolto “l'ambizioso” progetto di bilancio italiano.

Il Presidente della UE ha dichiarato: “L'adozione di queste misure è importante e non solo per l'Italia, ma anche per l'intera della zona euro. La sua entrata in vigore sarà d'importanza primaria”.

A seguito del suo incontro con Van Rompuy, Berlusconi doveva incontrare nel pomeriggio il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso ed il presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek, alla sede di Strasburgo.

Martedì, i tassi a lungo termine dell'Italia hanno preso il volo ed il premio di rischio è stato pagato da quei paesi che stanno raggiungendo, rispetto alla stessa Germania, un nuovo record sui mercati obbligazionari, sofferenti solo i broker, mentre circolano voci secondo le quali Pechino si rifiuterebbe di comprare il debito italiano.

Il ministro italiano alle finanze ha dichiarato che il ministro Giulio Tremonti aveva incontrato la settimana scorsa degli investitori cinesi, senza aggiungere altro sugli sviluppi dell'incontro. La Cina ha ribadito la sua “fiduzia nell'economia europea e nell'euro” ma senza dare informazioni su un suo coinvolgimento.

In questi ultimi giorni l'ansia rinnovata sui mercati ha provocato un forte rimbalzo dei tassi, il piano di austerità presentato non è riuscito a rassicurare gli investitori.

Traduzione di Giulia Pradella

Link:http://www.lesechos.fr/economie-politique/monde/actu/afp_00378754-a-bruxelles-berlusconi-n-exclut-pas-un-report-de-l-age-de-la-retraite-218616.php

domenica 11 settembre 2011

Giro della Padania, l'ennesima buffonata ITALIANA



Se l' avessero chiamato Giro della Polenta Taragna, oppure Gran Premio Trota, forse questa cosa strana che invece si chiama Giro di Padania sarebbe scivolata via tra le mille stranezze (anche sportive) d' Italia. Ma così, ragazzi, così no. Perché la polenta taragna esiste, il trota Renzo Bossi pure esiste, invece la Padania no. Non ce l' hanno insegnata a scuola, non figura (né mai figurerà) in nessun atlante, compare solo nel delirio di chi raccoglie l' acqua del Po nelle ampolle e segue i riti druidici, insomma le pagliacciate della Lega.

Da oggi, però, l' astrazione fa il suo solenne ingresso nel calendario ciclistico internazionale: cinque tappe, la prima da Paesana (provincia di Cuneo, dove appunto Bossi riempie le ampolle) fino a Laigueglia. Sei regioni, queste sì presenti nei programmi di geografia dello Stato, la cui capitale si chiama Roma: Piemonte, nobile terra che prima del Giro di Padania già diede all' Italia il senatore Borghezio; Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Trentino e Veneto.

Venticinque squadre al via, che sono proprio tante, e molti campioni tra cui Basso (numero 1 sulla schiena), Garzelli, Petacchi, Cunego e il campione italiano Visconti, siciliano che vive in Toscana: «Questa è una corsa nazionale e io mi onoro di parteciparvi».

L' idea venne al senatùr Bossi dopo la Tre Valli Varesine dell' anno scorso, e l' ha realizzata Michelino Davico, "il Sen. Sottosegretario" come viene descritto nel comunicato ufficiale, maiuscole comprese, già presidente della Monviso Venezia: sembra la "Coppa Cobram" di Fantozzi. Il Sen. Sott. Grand' Uff. si oppone fieramente all' idea che il Giro di Padania altro non sia che propaganda di regime («Solo sport, solo ciclismo!»), e nel suddetto comunicato plaude al «tracciato ideale-territoriale». Incuranti del valore unitario della bicicletta, capace di ridare forza e orgoglio a un' Italia squassata dalla guerra, quando Coppi e Bartali pedalavano tra le macerie e le uniche trote stavano nei torrenti di montagna, i leghisti non temono le contestazioni annunciate. La prima ieri, durante la punzonaturaa Cherasco, ameno borgo cuneese noto soprattutto per le lumache: Rifondazione Comunista ha piantato le tende, distribuito volantini e scritto bello grosso su uno striscione: «Ti han preso in Giro, qui siamo in Italia».

Oggi a Mondovì, chilometro 71 della prima tappa, sono previste altre proteste come a Rovereto, sede di partenza dell' ultima. Il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, ha negato il permesso al passaggio della corsa, un po' perché gli hanno tagliato i fondi per pagare i vigili urbani (oggi precettati a Laigueglia, nel giorno dello sciopero generale: ne sono felicissimi),e il resto lo spiega senza giri di Padania né di parole: «Questa corsa è una buffonata». E dire che il sindaco piacentino non aveva neppure letto la pagina sul sito ufficiale del Giro, quella che parla dei premi. Al vincitore, oltre all' ovvia maglia verde, andrà un Golem. "Raffigura l' uomo-ciclista inserito in un territorio che è quello della Padania. Il sole, forza pura, incombe su di lui, mentre sullo sfondo si innalza il Cervino. Tutt' intorno il grano e l' abbraccio dei Golem, simbolo della comunità che accoglie quest' uomo eccezionale". Vertici lirici mai raggiunti da nessuno, neppure quando c' era lui caro lei. Il secondo arrivato avrà uno scudo e una vanga, il terzo una piramide a forma di M, "diretta derivazione con l' alfabeto runico, e rappresenta lo spirito puro del cavaliere che corrisponde con quello dello sportivo in sella al suo cavallo meccanico". Forse non bisognerebbe fare l' antidoping solo a quei bombardoni dei ciclisti, ma pure a chi organizza le loro corse. Anche se la Lega è proprio forte, ha raccolto denari e sponsor solo nordisti, acqua minerale e formaggio, biscotti e grissini, ha appeso i drappi verdi sul municipio di Cherasco accanto alla lapide dei morti partigiani: la piazza si chiama Caduti per la Libertà. Adesso il rischio è ricevere uova, chiodi e risate da qui a Montecchio Maggiore, arrivo dell' ultima tappa della Coppa Cobram.

Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, ha scritto a Napolitano, al Coni e alla Federazione ciclistica per «bloccare questa operazione di regime»: non gli hanno neppure risposto, anzi il presidente federale Di Rocco ha detto: «Plaudo alla nascita di ogni nuova corsa, e questa non ci costa un centesimo». Mica vero, perché i soldi del Coni sono soldi di tutti, non è denaro celtico. E non mancherà la Rai, che nel ciclismo ha quote leghiste non proprio trascurabili. «Una corsa è una corsa, e basta», taglia corto Ivan Basso, mentre il ct azzurro Bettini nota che «a settembre c' era un vuoto nel calendario, e questo Giro può essere utile in prospettiva mondiale, visto che mancano solo venti giorni alla corsa iridata di Copenaghen». In tanti, insomma, tirano questa buffa volata leghista, anche la vecchia gloria Gianni Motta: «Sarà una gran bella gara!». E mentre dagli altoparlanti dei contestatori risuona una gracchiante e tenera "Bella ciao", sul palco si scatenano le Fisarmoniche del Monviso, in un derby (non solo politico) all' ultimo decibel. I paesani osservano curiosi e commentano in dialetto, molti in canottiera, proprio come il senatùr. Se non fossimo effettivamente un paese pieno di trote, si morirebbe dal ridere.


Maurizio Crosetti Cherasco

(Repubblica)

Giro della Padania, l'ennesima buffonata ITALIANA


Se l' avessero chiamato Giro della Polenta Taragna, oppure Gran Premio Trota, forse questa cosa strana che invece si chiama Giro di Padania sarebbe scivolata via tra le mille stranezze (anche sportive) d' Italia. Ma così, ragazzi, così no. Perché la polenta taragna esiste, il trota Renzo Bossi pure esiste, invece la Padania no. Non ce l' hanno insegnata a scuola, non figura (né mai figurerà) in nessun atlante, compare solo nel delirio di chi raccoglie l' acqua del Po nelle ampolle e segue i riti druidici, insomma le pagliacciate della Lega.

Da oggi, però, l' astrazione fa il suo solenne ingresso nel calendario ciclistico internazionale: cinque tappe, la prima da Paesana (provincia di Cuneo, dove appunto Bossi riempie le ampolle) fino a Laigueglia. Sei regioni, queste sì presenti nei programmi di geografia dello Stato, la cui capitale si chiama Roma: Piemonte, nobile terra che prima del Giro di Padania già diede all' Italia il senatore Borghezio; Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Trentino e Veneto.

Venticinque squadre al via, che sono proprio tante, e molti campioni tra cui Basso (numero 1 sulla schiena), Garzelli, Petacchi, Cunego e il campione italiano Visconti, siciliano che vive in Toscana: «Questa è una corsa nazionale e io mi onoro di parteciparvi».

L' idea venne al senatùr Bossi dopo la Tre Valli Varesine dell' anno scorso, e l' ha realizzata Michelino Davico, "il Sen. Sottosegretario" come viene descritto nel comunicato ufficiale, maiuscole comprese, già presidente della Monviso Venezia: sembra la "Coppa Cobram" di Fantozzi. Il Sen. Sott. Grand' Uff. si oppone fieramente all' idea che il Giro di Padania altro non sia che propaganda di regime («Solo sport, solo ciclismo!»), e nel suddetto comunicato plaude al «tracciato ideale-territoriale». Incuranti del valore unitario della bicicletta, capace di ridare forza e orgoglio a un' Italia squassata dalla guerra, quando Coppi e Bartali pedalavano tra le macerie e le uniche trote stavano nei torrenti di montagna, i leghisti non temono le contestazioni annunciate. La prima ieri, durante la punzonaturaa Cherasco, ameno borgo cuneese noto soprattutto per le lumache: Rifondazione Comunista ha piantato le tende, distribuito volantini e scritto bello grosso su uno striscione: «Ti han preso in Giro, qui siamo in Italia».

Oggi a Mondovì, chilometro 71 della prima tappa, sono previste altre proteste come a Rovereto, sede di partenza dell' ultima. Il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, ha negato il permesso al passaggio della corsa, un po' perché gli hanno tagliato i fondi per pagare i vigili urbani (oggi precettati a Laigueglia, nel giorno dello sciopero generale: ne sono felicissimi),e il resto lo spiega senza giri di Padania né di parole: «Questa corsa è una buffonata». E dire che il sindaco piacentino non aveva neppure letto la pagina sul sito ufficiale del Giro, quella che parla dei premi. Al vincitore, oltre all' ovvia maglia verde, andrà un Golem. "Raffigura l' uomo-ciclista inserito in un territorio che è quello della Padania. Il sole, forza pura, incombe su di lui, mentre sullo sfondo si innalza il Cervino. Tutt' intorno il grano e l' abbraccio dei Golem, simbolo della comunità che accoglie quest' uomo eccezionale". Vertici lirici mai raggiunti da nessuno, neppure quando c' era lui caro lei. Il secondo arrivato avrà uno scudo e una vanga, il terzo una piramide a forma di M, "diretta derivazione con l' alfabeto runico, e rappresenta lo spirito puro del cavaliere che corrisponde con quello dello sportivo in sella al suo cavallo meccanico". Forse non bisognerebbe fare l' antidoping solo a quei bombardoni dei ciclisti, ma pure a chi organizza le loro corse. Anche se la Lega è proprio forte, ha raccolto denari e sponsor solo nordisti, acqua minerale e formaggio, biscotti e grissini, ha appeso i drappi verdi sul municipio di Cherasco accanto alla lapide dei morti partigiani: la piazza si chiama Caduti per la Libertà. Adesso il rischio è ricevere uova, chiodi e risate da qui a Montecchio Maggiore, arrivo dell' ultima tappa della Coppa Cobram.

Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, ha scritto a Napolitano, al Coni e alla Federazione ciclistica per «bloccare questa operazione di regime»: non gli hanno neppure risposto, anzi il presidente federale Di Rocco ha detto: «Plaudo alla nascita di ogni nuova corsa, e questa non ci costa un centesimo». Mica vero, perché i soldi del Coni sono soldi di tutti, non è denaro celtico. E non mancherà la Rai, che nel ciclismo ha quote leghiste non proprio trascurabili. «Una corsa è una corsa, e basta», taglia corto Ivan Basso, mentre il ct azzurro Bettini nota che «a settembre c' era un vuoto nel calendario, e questo Giro può essere utile in prospettiva mondiale, visto che mancano solo venti giorni alla corsa iridata di Copenaghen». In tanti, insomma, tirano questa buffa volata leghista, anche la vecchia gloria Gianni Motta: «Sarà una gran bella gara!». E mentre dagli altoparlanti dei contestatori risuona una gracchiante e tenera "Bella ciao", sul palco si scatenano le Fisarmoniche del Monviso, in un derby (non solo politico) all' ultimo decibel. I paesani osservano curiosi e commentano in dialetto, molti in canottiera, proprio come il senatùr. Se non fossimo effettivamente un paese pieno di trote, si morirebbe dal ridere.


Maurizio Crosetti Cherasco

(Repubblica)

sabato 3 settembre 2011

Di ritorno da Fukushima, dove il silenzio e le menzogne uccidono


Fleurs de cerisier à Tokyo (David Lee/Picasa)

Resoconto di Corinne Leplage, ex ministro dell’ambiente ed oggi euro-parlamentare.

Già dopo poche settimane la catastrofe di Fukushima non rientrava più nelle notizie d’attualità. Per la stragrande maggioranza dei nostri cittadini, il problema è risolto e va da sé che la Tepco e l’Areva, per quanto riguarda il trattamento delle acque contaminate, hanno la situazione perfettamente sotto controllo. Le persone in condizione di pericolo sono state evacuate, il tasso di radioattività si abbassa ed il Giappone, secondo la Francia, è pronto a far ripartire le centrali. Del resto, la stampa rassicura regolarmente la lobby nucleare francese, confermando che quella e quell’altra centrale stanno per essere riattivate.

Milioni di metri cubi d'acqua contaminata

Prima di tutto, le autorità giapponesi – ho incontrato il segretario di Stato per l’ambiente, il vice ministro all’ambiente ed il vice governatore di Fukushima- riconoscono che la catastrofe è in corso e che nulla è risolto. Le informazioni sono molto poche. Le autorità ammettono che sono i tre noccioli hanno si sono fusi e che i serbatoi sono stati gravemente danneggiati. Tuttavia, non sanno cosa sia stia facendo ora, in particolare non hanno un’informazione vitale: se il rivestimento esterno è stato perforato fino al reattore o no, ciò significherebbe, senza ombra di dubbio, la contaminazione irreversibile delle falde acquifere. Riguardo il trattamento dell’acqua, Greenpeace afferma che siamo appena all’ inizio. Le autorità sono state costrette a riconoscere l’ accumulo di fango radioattivo, di cui nessuno evidentemente aveva voluto parlare, ma anche che ormai un milione di metri cubi d’acqua è stato contaminato.

I dosimetri ancora bloccati all'aeroporto

In secondo luogo la situazione delle famiglie che vivono nella regione di Fukushima è, nel vero senso del termine, veramente tragica. Ho trascorso quasi due ore con l’associazione, che raggruppa la maggiorparte delle famiglie e che è costituita da delle donne determinate e letteralmente in rivolta.

Certo non è difficile capirle. Quello che stanno vivendo ci ricorda quello che abbiamo vissuto durante Chernobyl ed il modo in cui le cose si stanno evolvendo ci rievoca un fantasma del passato. Allo stesso modo possiamo capire che ,avendo vissuto contemporaneamente un terremoto ed uno tsunami, la situazione fosse piuttosto disorganizzata, l’organizzazione metereologica giapponese non era ancora in grado di fornire le mappature del vento al momento della catastrofe di Fukushima. La popolazione non aveva nessuna idea di dove potessero girare i venti. Non gli era stata data nessuna indicazione e non gli erano state distribuite le pastiglie di iodio. Si è dovuto aspettare più di un mese per avere qualche informazione pubblica sul livello di contaminazione e oggi, ci sono 40.000 dosimetri (apparecchi per la misurazione della dose assorbita di radiazioni ionizzanti, NdT) che restano bloccati per una decisione politica dell’aeroporto di Tokyo. Le famiglie non sanno quindi quale sia il livello di radioattività in cui sono costretti a vivere.

Le madri preoccupare per i loro bambini

Sul piano dell’alimentazione i controlli sono stati fatti, ma i risultati sono stati resi pubblici solo dopo che gli alimenti erano stati messi sul mercato e consumati. La cosa fondamentale per queste madri è lo stato di salute dei loro figli. In Giappone, come in tutti i paesi membri dell’ IAEA (International Atomic Energy Agency, NdT), il livello ammissibile per la popolazione è di 1 millisievert (msv) all’anno. Per gli operai che lavorano nelle aree nucleari è di 20 msv. Queste donne chiedono per i loro figli come per loro stesse il diritto di vivere in un ambiente al livello 1msv. Il problema è che nessuno ha i mezzi per realizzare le loro richieste.

Bisogna pensare ad un’evacuazione a largo raggio

Ci sono due possibili soluzioni da prendere in considerazione: la decontaminazione – ed in Giappone se ne parla molto- oppure l’evacuazione. Sembrerebbe che alcuni parchi giochi siano stati decontaminati, questo procedimento consiste nello scavare 50-60 cm di terra, che non si sa dove poi venga depositata. Ciò permette di ridurre il livello di contaminazione. Può darsi che sia possibile a livello locale con dei risultati che sarebbe meglio verificare. Naturalmente sarebbe impossibile ripetere la cosa su scala di un’intera prefettura. Di questo passo è meglio considerare la seconda possibilità: permettere di partire alle persone che lo desiderano. Ma per quelli che possono andarsene, ancora non si è provveduto alla loro salute. La verità della situazione, e qui sta tutto l’aspetto tragico, è che le autorità giapponesi fanno quello che possono entro una certa misura. Tuttavia, dato che l’informazione è imbavagliata, non vengono dati alla gente i mezzi per conoscere la realtà della situazione.

Gli agricoltori non indennizzati

Dal punto di vista dei cambiamenti e delle decisioni tecniche da prendere, il mondo agricolo diventa lui stesso una vittima del fallimento delle autorità. La prefettura di Fukushima promuove i prodotti agricoli della regione e si lamenta delle brutte voci che circolano su di essi. Mi hanno regalato una magnifica cassetta di pesche. La verità è che la stragrande maggioranza dei prodotti di questa zona non dovrebbero essere consumati, ma per quelli che non lo sanno, ancora bisogna che gli agricoltori che li producono vengano indennizzati e salvare la loro vita e la loro attività. Tuttavia non è questo il caso. Questa situazione assolutamente catastrofica che il Giappone sta vivendo è lo stesso destino che condividono tutti i paesi industrializzati, gli stessi rischi produrrebbero sicuramente gli stessi effetti. E questa è la ragione per cui la cappa di silenzio è calata sul Giappone.

I medici si organizzano in reti parallele

I medici non hanno più diritto di parlare e non osano farlo. Sembra che una rete di pediatri stia cercando di organizzarsi, che certi medici, soprattutto nelle zone rurali, cerchino di istruire la popolazione in modo da proteggerla nel miglior modo possibile, sperando si poter mettere in piedi una sorveglianza medica. Ma tutto ciò si fa a livello di privati cittadini, per una via parallela, si potrebbe dire quasi di nascosto. Le autorità nucleari sostengono che non si arriverà mai ad una conoscenza finita e precisa degli effetti epidemiologici di questa catastrofe. È contro questo muro di silenzio che bisognerebbe che tutti noi ci ribellassimo perché si tratta di bambini ed i bambini di Fukushima potrebbero essere bambini di Fessenheim, di Bugey o di Blayais (Siti nucleari francesi, NdT). È una nostra responsabilità parlare, agire ed aiutare associazioni che si battono contro queste enormi problematiche.

Silenzio, il Giappone uscirà dal nucleare

D’altra parte, le autorità giapponesi, molto probabilmente conscie dei propri limiti, anche se non potrebbero mai ammetterlo, sembrano aver preso una decisione: quella di uscire dal nucleare. In effetti, bisogna sapere, e questa notizia è stata accuratamente nascosta in Francia per ragioni che ognuno può comprendere, che il Giappone ha ridotto del 28% il suo consumo di elettricità dopo Fukushima e quasi del 40% solo nella regione di Tokyo. Oggi solo 14 reattori su 57 sono in funzione. Questa riduzione massiva è stata ottenuta da una serie di misure: per esempio, spegnendo le luci dei ministeri durante il giorno, evitando l'utilizzo di climatizzatori (malgrado i 38 gradi a Kyoto), spegnendo i tabelloni delle grandi pubblicità la sera a Tokyo, dove l’organizzazione diversa del sistema di produzione industriale permette di ottenere questo notevole risultato. Anche noi europei, ci domandiamo se arriveremo mai a fare a meno del 20% dell'attuale consumo energetico di qui al 2020, c’è tanto da imparare dai nostri amici giapponesi. Il nuovo primo ministro ne ha parlato nella campagna elettorale: il Giappone è deciso a non costruire più nuove centrali nucleari, ciò significa che usciranno dal nucleare. Quando? Forse entro il marzo 2020, sicuramente, dipende dagli stress-test che verranno fatti e dalla eventuale riapertura delle centrali nucleari chiuse per manutenzione.

Traduzione di Giulia Pradella

Link all'articolo originale: http://www.rue89.com/corinne-lepage/2011/09/02/de-retour-de-fukushima-ou-le-silence-et-les-mensonges-tuent-220331

B. nel paese delle "merdaviglie"


Nel Luglio scorso il capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, ha parlato della penisola come di un “paese di merda”, nelle intercettazioni fatte sul telefono di un uomo vicino a Berlusconi e rese pubbliche giovedì dall’Ansa.

Nel corso di una conversazione con Valter Lavitola, il 13 Luglio scorso, Berlusconi dice: “Sono trasparente, talmente pulito nei miei affari che non c’è nulla che mi possa ostacolate. Non faccio nulla che possa essere considerato un crimine. Di me non si può dire un cazzo, è la sola cosa che si possa dire in questo momento. Tra qualche mese me ne vado per occuparmi dei miei affari e allora me ne vado da questo paese di merda che mi fa venire voglia di vomitare”.

M. Lavitola, editore di un giornale che attualmente si trova all’estero, è perseguito dalla giustiza italiana ed oggetto di un mandato d’arresto in un affare in cui è sospettato d’estorsione ai danni di S. Berlusconi, insieme ad un uomo d’affari, Giampaolo Tarantini, arrestato giovedì mattina.

Giampaolo Tarantini, implicato nel 2009 nello scandalo per prostituzione che vede come testimone chiave Patrizia D’Addario, escort che ha raccontato di aver passato la notte con Silvio Berlusconi, aveva detto all’epoca di aver invitato una trentina di donne disponibili per favori sessuali durante le feste che Berlusconi dava nella sua casa a Roma ed in Sardegna, tra il 2008 ed il 2009. Aveva dichiarato Tarantini: “Le presentavo come mie amiche e non accennavo al fatto che le pagassi ogni volta”. Secondo il procuratore di Napoli, citato da Panorama, settimanale di proprietà della famiglia di Berlusconi, il capo del governo avrebbe versato 500.000 euro, seguiti da somme sempre più basse ogni mese, prechè Tarantini continuasse a dichiarare nel processo che Berlusconi non era a conoscenza del fatto che le giovani donne fossero state pagate per prostituirsi e per evitare di farsi sfuggire rivelazioni che nel caso di intercettazioni telefoniche sarebbero state "imbarazzanti" per il premier.

Valter Lavitola è sospettato d'aver fatto da intermediario in queste "transazioni" tra Berlusconi e Tarantini, ed inoltre di essersi intascato una parte delle somme pagate per conto del capo del governo in favore dell’uomo d’affari.

Traduzione di Giulia Pradella

Link all’artico originale: http://www.lesechos.fr/culture-loisirs/infos-generales/les-gens/afp_00375289-berlusconi-qualifie-l-italie-de-pays-de-merde-dans-des-ecoutes-213405.php

venerdì 19 agosto 2011

L'austerity spagnola


Il governo spagnolo ha annunciato delle nuove misure di austerità che spera passino “d'urgenza” al Parlamento, mentre il paese è nel pieno di una nuova tormenta finanziaria che minaccia tutta la zona euro. Il ministo dell'economia Elena Salgado ha deciso un abbassamento dell'IVA dall'8% al 4% sull'acquisto di una nuova abitazione, una riforma fiscale sulle società e l'obbligo di utilizzare farmaci generici, meno costosi.

Il governo ha dichiarato che avrebbe convocato una sessione straordinaria del parlamento per un'adozione “rapida” di queste misure, forse già dalla prossima settimana, che dovranno riportare fino a 4,9 miliardi extra nelle casse dello Stato. La Salgado si aspetta un aumento delle entrate dello Stato di 2,5 miliardi di euro a partire da questo anno attraverso una riforma fiscale sulle grandi società. Ha inoltre detto di aspettarsi 2,4 miliardi da ulteriori tagli per l'assistenza medica dall'aumento dell'acquisto dei medicinali generici. L'abbassamento dell'IVA è destinato a far vendere le numerose abitazioni che erano state costruite ma non ancora vendute per via dello scoppio della bolla immobiliare nel 2008, che ha contribuito ad una disoccupazione record di più del 20%.


Stimonare l'impiego

La Salgado ha precisato che il governo annuncerà delle misure “per stimolare l'impiego” a seguito del secondo Consiglio dei ministri straordinario previsto il 26 agosto. Queste misure aggiungono più di 50 miliardi al risparmio annunciato dal 2010 per tentare di rassicurare il mercato e gli altri paesi europei sulla capacità della Spagna di uscire dalla crisi. La Spagna, quarta potenza dell'economia della zona euro, lo ha detto e ripetuto: la Spagna “non ha assolutamente bisogno” di un sostegno come quello della Grecia o del Portogallo. Ancora, le cattive notizie sulla crescita lenta nella zona euro e negli Stati Uniti hanno dato nuova vita alle paure di vedere paesi indebitati che non possono mantenere i loro impegni di riduzione dei deficit di fronte ad un Unione Europea davvero poco preparata.

La Borsa di Madrid, in forte calo dalla fine di luglio, è caduta di nuovo venerdì a livelli che non si vedevano dalla primavera 2010.


Ridurre il deficit pubblico

Nonostante il vertice franco-tedesco di mercoledì, non sono stati registrati segnali di una ripresa rapida dei mercati, si aspettano misure a breve termine contro una nuova crisi di liquidità che ricorda quella del 2008, dopo il fallimento della banca d'affari americana Lehman Brothers.

Alcuni paesi come la Germania sono contrari a un'aumento del fondo europeo per la stabilità finanziaria (FESF) e alla creazione d'euro-obligazione che permetterebbe di mutualizzare il debito dei paesi. Madrid si è impegnata per ridurre il suo debito pubblico, che era esploso al 11,2% del PIL nel 2009, molto al di sopra del limite europeo fissato al 3%. Dopo averlo ridotto al 9,24% alla fine del 2010, il governo punta al 6% quest'anno e al 2,1% nel 2014, ma deve fronteggiare un deficit crescente accumulato dalle regioni spagnole, che beneficiano di una grande autonomia.

Nel 2009, quattordici tra loro hanno mancato l'obbiettivo di ridurre il deficit fissato da Madrid e rinnovato nel 2010. La potente Catalogna e la Castiglia-La Mancha hanno già detto che supereranno gli obbiettivi di riduzione del deficit dal 1,3% del 2011 all'1% entro il 2014.

Alla fine di luglio l'agenzia di rating Moody's ha minacciato di abbassare ulteriormente la valutazione del paese, che già aveva degradato in marzo, soprattutto per queste ragioni.

Le agenzie di rating Fitch e Standrs & Poor's, intanto, avevano abbassato la valutazione del paese nell'aprile e maggio 2010.


Link all'originale :http://www.liberation.fr/economie/01012355060-espagne-un-nouveau-paquet-anti-crise-en-pleine-tempete-financiere


Traduzione di Giulia Pradella

domenica 24 luglio 2011

Anders Behring Breivik, il nostro Frankenstein


In Norvegia, il 23 luglio scorso, abbiamo visto un mostro creato da noi stessi. Brivik, l'uomo ritenuto responsabile della terribile strage avvenuta tra Oslo e una vicina isoletta, ha un profilo che deve far riflettere: neonazista, xenofobo, razzista, anti-islamista e fondamentalista cristiano. Penso che i deliranti video e messaggi che ha lasciato sul web non vadano presi così alla leggera, essi contengono infatti dei concetti che possono essere benissimo ricondotti alla cultura basata sulla paura del diverso e sull'insicurezza generale tipiche del mondo occidentale contemporaneo. In questi video, l'uomo fa spesso riferimento alle crociate come a un insieme di valori che sono stati erroneamente perduti nell'Europa moderna e ai quali bisogna tornare al più presto, parla di "disgregazione sistematica e controllata" del continente per creare tanti staterelli indipendenti (vi dice nulla? Ndr) che tengano lontani il multiculturalismo e l'unione europea, considerata un suicidio.


(Un frammento di un video di Brivik)

D'altra parte gli atti di violenza verso immigrati, omosessuali e altri gruppi incompatibili con la mentalità dell'occidentale medio sono all'ordine del giorno, e vengono sempre meno denunciati e trattati nel modo adeguato dalla stampa, si rischia che questi episodi siano sempre più assimilati nella vita quotidiana della gente e che sembri sempre più normale il distaccarsi da culture diverse anche con metodi poco diplomatici.


(Una vignetta che compare in un altro video)

La confusione ideologica, la difficoltà tutta moderna del non riuscire a vivere senza dogmi imposti e andarseli quindi a cercare nel passato, troppo spesso in modo approssimativo e poco approfondito, e la continua ossessione del pericolo proveniente dal diverso alimentata all'inverosimile dai media, non sono forse una delle cause principali di fenomeni come quello Norvegese?
Come abbiamo visto, in Italia non manca affatto il terreno fertile per far crescere certi atteggiamenti, speriamo che non si arrivi mai a tanto, ma se invece di sperare la smettessimo di seguire slogan razzisti e xenofobi e cominciassimo a far crescere la consapevolezza che una società multiculturale oltre ad essere possibile è necessaria per poter vivere in pace non aiuterebbe a scongiurare la nascita di altri mostri del dottor Frankenstein?

Fabrizio Ruffini

martedì 5 luglio 2011

Live: La notte di protesta per il web libero




In diretta da Roma la rivolta del web!

Buona visione! ;)

AGGIORNAMENTO: Disponibile la replica integrale di tutta la serata!
Parte I








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Parte II

venerdì 1 luglio 2011

In diretta dalla Freedom Flotilla 2


Diretta video e Twitter (nella colonna a destra) dalla Freedom Flotilla 2!







Video streaming by Ustream


mercoledì 29 giugno 2011

L'eccidio di Civitella, un piccolo ragionamento


L'eccidio di Civitella

Il 29 giugno 1944 un reparto di soldati tedeschi della divisone Herman Goering circonda l'intero paese di Civitella in Val di Chiana, nei pressi di Arezzo, e massacra a sangue freddo, con un colpo alla nuca ciascuno, oltre 200 persone, prima di appiccare il fuoco all'intero abitato. Pochi giorni prima due soldati tedeschi erano morti in uno scontro con i partigiani. Il comando tedesco aveva lanciato un ultimatum di 24 ore alla popolazione, minacciando una rappresaglia in caso di mancata denuncia dei colpevoli. Nè le perquisizioni, nè gli interrogatori dei tedeschi conducono alla cattura dei responsabili. Allo scadere dell'ultimatum i tedeschi non fanno nulla, e tranquillizzano la popolazione. E' solo dopo una settimana che si scatena la feroce vendetta. Il 29 giugno è la festa di San Pietro e Paolo, la maggior parte delle persone è in paese, moltissimi nella chiesa sulla piazza principale. I soldati tedeschi irrompono, li dividono in gruppi e li uccidono tutti con un colpo alla nuca. Altri reparti imperversano sui borghi vicini. A sera si contano 250 morti, molti sono anziani, donne e bambini.

(History Channel)

Questi i fatti, ora la mia riflessione è rivolta a chi dopo quasi 70 anni si riempiela bocca di frasi insulse e prive del benché minimo ragionamento come ad esempio "Se sono successe certe cose è colpa dei partigiani" o amenità del genere.

Vorrei che queste persone usassero il cervello per una volta cercando di contestualizzare gli eventi rendendosi magari conto del fatto che episodi come quello citato sono stati frutto della barbarie tedesca, che con scientifica ferocia e sadica premeditazione architettarono vendette come questa, e non colpa dei partigiani che combattevano una guerra in condizioni di assoluta inferiorità. Già, una guerra, meglio ricordarlo dato che molti quando esternano certe idiozie non sanno nemmeno di che cosa stanno parlando. Se leggessero Gramsci o i racconti di qualche italiano (e non) che ha preferito rischiare la propria vita per combattere un dominatore che opprimeva il suo paese invece che rintanarsi in attesa di qualcuno che provvedesse per lui, forse si renderebbero conto che da sproloquiatori indifferenti quali sono non possono essere che odiati.

Fabrizio Ruffini

giovedì 16 giugno 2011

"Tutti in piedi" su L'Altro Pensiero!




Siamo felicissimi di informarvi che domani sera anche noi raccoglieremo l'appello dello staff di "Tutti in piedi", lo spettacolo di Michele Santoro & co. che andrà in onda per celebrare i 110 anni della nascita della Fiom, e trasmetteremo l'intera puntata in diretta streaming qui sul nostro blog!

W LA TV E IL WEB LIBERI E W LA LIBERA INFORMAZIONE!

AGGIORNAMENTO: Già disponibile l'intera puntata in replica! Buona visione!!!






La redazione