sabato 3 settembre 2011

Di ritorno da Fukushima, dove il silenzio e le menzogne uccidono


Fleurs de cerisier à Tokyo (David Lee/Picasa)

Resoconto di Corinne Leplage, ex ministro dell’ambiente ed oggi euro-parlamentare.

Già dopo poche settimane la catastrofe di Fukushima non rientrava più nelle notizie d’attualità. Per la stragrande maggioranza dei nostri cittadini, il problema è risolto e va da sé che la Tepco e l’Areva, per quanto riguarda il trattamento delle acque contaminate, hanno la situazione perfettamente sotto controllo. Le persone in condizione di pericolo sono state evacuate, il tasso di radioattività si abbassa ed il Giappone, secondo la Francia, è pronto a far ripartire le centrali. Del resto, la stampa rassicura regolarmente la lobby nucleare francese, confermando che quella e quell’altra centrale stanno per essere riattivate.

Milioni di metri cubi d'acqua contaminata

Prima di tutto, le autorità giapponesi – ho incontrato il segretario di Stato per l’ambiente, il vice ministro all’ambiente ed il vice governatore di Fukushima- riconoscono che la catastrofe è in corso e che nulla è risolto. Le informazioni sono molto poche. Le autorità ammettono che sono i tre noccioli hanno si sono fusi e che i serbatoi sono stati gravemente danneggiati. Tuttavia, non sanno cosa sia stia facendo ora, in particolare non hanno un’informazione vitale: se il rivestimento esterno è stato perforato fino al reattore o no, ciò significherebbe, senza ombra di dubbio, la contaminazione irreversibile delle falde acquifere. Riguardo il trattamento dell’acqua, Greenpeace afferma che siamo appena all’ inizio. Le autorità sono state costrette a riconoscere l’ accumulo di fango radioattivo, di cui nessuno evidentemente aveva voluto parlare, ma anche che ormai un milione di metri cubi d’acqua è stato contaminato.

I dosimetri ancora bloccati all'aeroporto

In secondo luogo la situazione delle famiglie che vivono nella regione di Fukushima è, nel vero senso del termine, veramente tragica. Ho trascorso quasi due ore con l’associazione, che raggruppa la maggiorparte delle famiglie e che è costituita da delle donne determinate e letteralmente in rivolta.

Certo non è difficile capirle. Quello che stanno vivendo ci ricorda quello che abbiamo vissuto durante Chernobyl ed il modo in cui le cose si stanno evolvendo ci rievoca un fantasma del passato. Allo stesso modo possiamo capire che ,avendo vissuto contemporaneamente un terremoto ed uno tsunami, la situazione fosse piuttosto disorganizzata, l’organizzazione metereologica giapponese non era ancora in grado di fornire le mappature del vento al momento della catastrofe di Fukushima. La popolazione non aveva nessuna idea di dove potessero girare i venti. Non gli era stata data nessuna indicazione e non gli erano state distribuite le pastiglie di iodio. Si è dovuto aspettare più di un mese per avere qualche informazione pubblica sul livello di contaminazione e oggi, ci sono 40.000 dosimetri (apparecchi per la misurazione della dose assorbita di radiazioni ionizzanti, NdT) che restano bloccati per una decisione politica dell’aeroporto di Tokyo. Le famiglie non sanno quindi quale sia il livello di radioattività in cui sono costretti a vivere.

Le madri preoccupare per i loro bambini

Sul piano dell’alimentazione i controlli sono stati fatti, ma i risultati sono stati resi pubblici solo dopo che gli alimenti erano stati messi sul mercato e consumati. La cosa fondamentale per queste madri è lo stato di salute dei loro figli. In Giappone, come in tutti i paesi membri dell’ IAEA (International Atomic Energy Agency, NdT), il livello ammissibile per la popolazione è di 1 millisievert (msv) all’anno. Per gli operai che lavorano nelle aree nucleari è di 20 msv. Queste donne chiedono per i loro figli come per loro stesse il diritto di vivere in un ambiente al livello 1msv. Il problema è che nessuno ha i mezzi per realizzare le loro richieste.

Bisogna pensare ad un’evacuazione a largo raggio

Ci sono due possibili soluzioni da prendere in considerazione: la decontaminazione – ed in Giappone se ne parla molto- oppure l’evacuazione. Sembrerebbe che alcuni parchi giochi siano stati decontaminati, questo procedimento consiste nello scavare 50-60 cm di terra, che non si sa dove poi venga depositata. Ciò permette di ridurre il livello di contaminazione. Può darsi che sia possibile a livello locale con dei risultati che sarebbe meglio verificare. Naturalmente sarebbe impossibile ripetere la cosa su scala di un’intera prefettura. Di questo passo è meglio considerare la seconda possibilità: permettere di partire alle persone che lo desiderano. Ma per quelli che possono andarsene, ancora non si è provveduto alla loro salute. La verità della situazione, e qui sta tutto l’aspetto tragico, è che le autorità giapponesi fanno quello che possono entro una certa misura. Tuttavia, dato che l’informazione è imbavagliata, non vengono dati alla gente i mezzi per conoscere la realtà della situazione.

Gli agricoltori non indennizzati

Dal punto di vista dei cambiamenti e delle decisioni tecniche da prendere, il mondo agricolo diventa lui stesso una vittima del fallimento delle autorità. La prefettura di Fukushima promuove i prodotti agricoli della regione e si lamenta delle brutte voci che circolano su di essi. Mi hanno regalato una magnifica cassetta di pesche. La verità è che la stragrande maggioranza dei prodotti di questa zona non dovrebbero essere consumati, ma per quelli che non lo sanno, ancora bisogna che gli agricoltori che li producono vengano indennizzati e salvare la loro vita e la loro attività. Tuttavia non è questo il caso. Questa situazione assolutamente catastrofica che il Giappone sta vivendo è lo stesso destino che condividono tutti i paesi industrializzati, gli stessi rischi produrrebbero sicuramente gli stessi effetti. E questa è la ragione per cui la cappa di silenzio è calata sul Giappone.

I medici si organizzano in reti parallele

I medici non hanno più diritto di parlare e non osano farlo. Sembra che una rete di pediatri stia cercando di organizzarsi, che certi medici, soprattutto nelle zone rurali, cerchino di istruire la popolazione in modo da proteggerla nel miglior modo possibile, sperando si poter mettere in piedi una sorveglianza medica. Ma tutto ciò si fa a livello di privati cittadini, per una via parallela, si potrebbe dire quasi di nascosto. Le autorità nucleari sostengono che non si arriverà mai ad una conoscenza finita e precisa degli effetti epidemiologici di questa catastrofe. È contro questo muro di silenzio che bisognerebbe che tutti noi ci ribellassimo perché si tratta di bambini ed i bambini di Fukushima potrebbero essere bambini di Fessenheim, di Bugey o di Blayais (Siti nucleari francesi, NdT). È una nostra responsabilità parlare, agire ed aiutare associazioni che si battono contro queste enormi problematiche.

Silenzio, il Giappone uscirà dal nucleare

D’altra parte, le autorità giapponesi, molto probabilmente conscie dei propri limiti, anche se non potrebbero mai ammetterlo, sembrano aver preso una decisione: quella di uscire dal nucleare. In effetti, bisogna sapere, e questa notizia è stata accuratamente nascosta in Francia per ragioni che ognuno può comprendere, che il Giappone ha ridotto del 28% il suo consumo di elettricità dopo Fukushima e quasi del 40% solo nella regione di Tokyo. Oggi solo 14 reattori su 57 sono in funzione. Questa riduzione massiva è stata ottenuta da una serie di misure: per esempio, spegnendo le luci dei ministeri durante il giorno, evitando l'utilizzo di climatizzatori (malgrado i 38 gradi a Kyoto), spegnendo i tabelloni delle grandi pubblicità la sera a Tokyo, dove l’organizzazione diversa del sistema di produzione industriale permette di ottenere questo notevole risultato. Anche noi europei, ci domandiamo se arriveremo mai a fare a meno del 20% dell'attuale consumo energetico di qui al 2020, c’è tanto da imparare dai nostri amici giapponesi. Il nuovo primo ministro ne ha parlato nella campagna elettorale: il Giappone è deciso a non costruire più nuove centrali nucleari, ciò significa che usciranno dal nucleare. Quando? Forse entro il marzo 2020, sicuramente, dipende dagli stress-test che verranno fatti e dalla eventuale riapertura delle centrali nucleari chiuse per manutenzione.

Traduzione di Giulia Pradella

Link all'articolo originale: http://www.rue89.com/corinne-lepage/2011/09/02/de-retour-de-fukushima-ou-le-silence-et-les-mensonges-tuent-220331

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