venerdì 5 ottobre 2012

Se tutto questo non fosse accaduto in Italia




Oggi, 5 ottobre, in Italia si è tornati a parlare di diritti e di scuola. Ahimè  l'interlocutore è stato lo stesso di sempre: il manganello.
Vedere ragazzi minorenni pestati per strada dalle forze dell'ordine dovrebbe fare sempre schifo, al di là di qualsiasi contesto. In Italia, invece, la cosa appare ciclicamente nei telegiornali e sembra essere stata ben metabolizzata da chiunque dato che i commenti lapidari dei giornalisti si limitano alla descrizione nuda e cruda dei fatti. Per questo ho molto apprezzato un testo pubblicato su Facebook dal gruppo "Informare per resistere" che ipotizza come questa stessa notizia sarebbe stata presentata se gli scontri avessero avuto luogo in uno dei paesi considerati soggiogati da un regime dittatoriale come Cuba. Buona lettura!

                                                                                                               Fabrizio Ruffini


Se fosse successo a Cuba, avremmo probabilmente letto:

TG3: Il regime non tollera che i giovani possano liberamente manifestare contro un sistema che offre un’istruzione scadente e riservata solo ai figli dei funzionari del partito comunista. La repressione si è scatenata feroce contro ragazzi inermi, armati solo di speranza e di innocente desiderio di cambiare un sistema moribondo, che di qualitativamente apprezzabile riesce a produrre solo sigari per i ricchi fazenderos dell’isola.

La Repubblica: La crudeltà dei carabineros, arruolati tra le fila dell’esercito popolare della Corea del Nord, non ha lesinato sprangate contro i poveri studenti che chiedevano solo di poter usare almeno le matite per scrivere, stanchi come sono di usare dei fiammiferi usati (peraltro reperibili solo al mercato nero e venduti in valuta pregiata). La famosa blogger cubana Sanchez ha invitato le democrazie occidentali a intervenire per creare
 una no fly zone sopra l’Avana per permettere agli studenti di poter accedere agi istituti.

Giulio Terzi di Sant’Agata: E’ doveroso lanciare un ammonimento, ma sarebbe più convincente una pioggia di missili, al regime del dittatore che si permette di schiacciare nel sangue la legittima protesta del popolo che non chiede altro che democrazia, pace e libertà.

GR1: Non c’è pace in Cina, figuriamoci a Cuba. I reparti speciali della polizia del regime, addestrati già in Tibet per la repressione della primavera araba, hanno brutalmente malmenato gli studenti che protestavano pacificamente per chiedere che venga introdotta almeno una materia d’insegnamento. Fino ad oggi infatti nelle scuole del regime si insegna solo una materia, cioè il marxismo. Secondo un testimone raggiunto dal nostro inviato, i poliziotti pestavano gli studenti cantando in coro Bandiera Rossa, sghignazzando sguaiatamente.

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