sabato 4 giugno 2011

Siria: escalation di violenza.

In Siria, ieri venerdì 3 giugno, ci sono stati nuovi massacri. Il regime di Bachar el-Assad ha represso nel sangue le rivolte popolari proprio mentre si sta cercando di istituire una commissione di “dialogo nazionale” per pacificare la situazione. Il capo dell'ONU, Ban Ki-moon, è spaventato da questa escalation di violenza. Secondo l'osservatorio siriano per i diritti dell'uomo ci sono più di trenta morti nella sola città di Hama, a 200 kilometri a nord di Damasco. Dai tetti, dei cecchini agli ordini del presidente Bachar el-Assad hanno aperto il fuoco su migliaia di manifestanti vicino alla sede del partito Baas , partito ora al potere. Secondo i militanti non ci sarebbe stato nessun avvertimento ne alcun tentativo di disperdere la fossa con gas lacrimogeni. Ancora una volta, anche in questa giornata di venerdì, i manifestanti uccisi dalle autorità siriane erano pacifici nella difesa dell'onore “dei bambini e della libertà”. Reclamavano le dimissioni del presidente e nuove elezioni. Dalla sua parte, l'agenzia ufficiale Sana conta ottanta feriti tra le forze dell'ordine dopo un attacco ad una sede governativa. Questo movimento massivo di protesta si è propagato in tutto il paese. Ad Idleb, più a nord, gli abitanti di località vicine si sono sollevati in molti. Saranno più di dodicimila. Secondo la rete dei militanti siriani LCC, le autorità siriane hanno sparato sulla popolazione a Damasco e nella provincia di Homs. Dopo i primi disordini di marzo, la mobilitazione non era mai stata così forte come questo venerdì, giorno di preghiera.

Di fronte a questa operazione di sanguinosa repressione, l'amnistia dei prigionieri politici, concessa martedì 31 maggio da Bachar el-Assad, perde tutta la sua credibilità. Secondo l'osservatorio siriano per i diritti dell'uomo più di mille persone sono state rilasciate dopo mercoledì. Gli interessati di questa misura sono soprattutto manifestanti arrestati ai primi disordini popolari. Altri sono detenuti di vecchia data, come una delle figure dell'opposizione, Muhanad Al Assani. Nei fatti, non è un'amnistia generale. Non tutti i prigionieri politici potranno beneficiarne. Più di venti grandi figure dell'opposizione sono ancora prigionieri, tra i quali Kamalutt Labouani, il fondatore dell'Unione liberale democratica in Siria. Alcune liberazioni sono più delle riduzioni di pena che una vera e propria amnistia ricorda Nadim Houry della Human Right Watch. Per quanto riguarda le sorti dei Fratelli mussulmani, la situazione è ambigua in quanto secondo il codice penale siriano i membri di questa confraternita rischiano la pena capitale. Rimane da scoprire cosa accadrà loro al momento della liberazione. Il regime siriano oscilla tra l'amnistia e la repressione mentre continuano gli arresti. E nulla ci garantisce che le persone liberate non potranno essere nuovamente imprigionate. Gli oppositori che si sono riuniti a Antalya per tre giorni hanno reclamato le dimissioni immediate del presidente siriano e delle nuove elezioni.

Traduzione Giulia Pradella

Per andare più a fondo, il sito: Syrian Human rights Information Link

Articolo orginale al Link: http://www.rfi.fr/moyen-orient/20110603-escalade-violence-syrie

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