giovedì 1 aprile 2010

POLITICA - Il gene politico differente



La vittoria di Giorgio Orsoni al primo turno su Renato Brunetta nella corsa alla carica di sindaco di Venezia conferma sostanzialmente due cose. La prima è la diversità «genetica» della città rispetto al resto del Veneto, la seconda è che buona parte degli elettori leghisti tendono a «distrarsi» quando il candidato non è espressione diretta del Carroccio. Sul primo punto già molto si è detto in passato e il risultato di ieri ribadisce la tendenza politica della città, il suo essere isola in tutti i sensi, sia pur con il presidio di terraferma rappresentato da Mestre, il suo differenziarsi da una regione in cui evidentemente non si rispecchia e che (forse) non la riconosce. Si dirà che Brunetta, ministro arrivato nella sua laguna con progetti molto orientati sulla «discontinuità» rispetto alla gestione Cacciari, ha forse spaventato un elettorato in cui i dipendenti pubblici sono più presenti e rappresentati rispetto ad altre zone. La realtà, e qui veniamo al secondo punto, è che, se si analizzano i dati, si scopre facilmente che a Venezia centro storico e in parte a Mestre chi ha votato Zaia per il livello regionale, non ha poi fatto altrettanto per il candidato comunale del centrodestra. Confermando che una consistente parte dell’elettorato leghista sa essere molto selettiva nella scelta dei candidati locali. Anche troppo, specie quando non ci sono nomi «amici» di mezzo.

Editoriale di Ugo Savoia tratto dal "Corriere del Veneto" del 31.03.2010

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