martedì 13 aprile 2010

Tempo di rispresa


Vista la crescente disoccupazione e i salari piatti, nessuno sta per mettersi a cantare "Happy Days Are Here Again" e di certo non lo faranno molto presto (anche se il brano è stato sigla del presidente Roosevelt). Ma ora abbiamo avuto un secco tre quarti di crescita, e il mese scorso ha visto la creazione di più di cento e cinquanta mila posti di lavoro. Tutto ciò ha spinto l'economista di Harvard, Jeff Frankel, membro della commissione che dichiara ufficialmente quando la recessione inizia e finisce, a dichiarare che la crisi finita. Così, a soli sette mesi dalle elezioni di medio termine, la gente sta cominciando a chiedersi come possa un semplice rimbalzo dare risultati in novembre.

Ora, i risultati economici non necessariamente determinano le elezioni; il suo impatto è stato proclamato nel 2002, per esempio, dall’ 11 settembre e poi nel 2006 in Iraq. Ed il suo impatto tende ad essere più grande nella corsa presidenziale che nelle elezioni di medio termine. Ma è tipicamente forte la correlazione tra come sta andando l’economia e come si sentono gli elettori, con economie deboli si danneggiano quelli i governi in carica e si aiutano gli avversari. (Ecco perché il Presidente ha la tendenza a cercare di addolcire l’economia sotto elezioni: nel 1972, Richard Nixon premette per un grande incremento dei sussidi per la sicurezza sociale, giusto prima delle elezioni.) E non importa se la colpa per un’economia povera potrebbe plausibilmente essere scaricata sulla precedente amministrazione: è il partito in carica quello che gli elettori considerano responsabile. In altre parole, se l’economia va male nel giorno delle elezioni, colpevolizzare George Bush probabilmente non ha funzionato. “Il vecchio partito si prende il merito e la colpa per il primo anno, e poi viene il nuovo partito economico”, ha detto Larry Bartels, un politologo di Princeton. “Da novembre, sarà l’economia dei Democratici”. Comprensibilemente, poi, I Repubblicani si sentono spensierati nelle loro prospettive per l’autunno. Anche se abbiamo una ripresa sostenuta, più di dieci milioni di persone saranno ancora disoccupate in novembre, e pochi americani staranno meglio di due anni fa. E l’economia debole ha già aiutato i Repubblicani, perché è più facile proporre quelli che John Sides, un politologo della Washington University, chiama “avversari di qualità” –tra loro, per esempio, gente che ha già ricoperto diverse cariche- quando le possibilità di vittoria sembrano buone. Mentre i candidati Democratici di alto profilo sono in discesa, tenaci candidati Repubblicani hanno deciso di cominciare la risalita.[…] I recenti segni di vita dell’economia, insieme allo stimolo di grandi somme di denaro, danno ai Democratici una miglior possibilità di evitare questo destino. Ma le economie non sono macchine. I Democratici dovranno passare i prossimi sette mesi più sulla linea degli elettori: aspettare e sperare che, finalmente, le cose tornino in pista.

The NewYorker, traduzione: Giulia Pradella
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