domenica 28 marzo 2010

L'editoriale (Parte 1)



Questa mattina leggendo "Il Fatto Quotidiano" sono restato molto colpito dall'editoriale di Marco Travaglio, come sempre tanto ironico quanto triste, che qui sotto vi riporto. Buona lettura!

Ultime notizie dalla celebre democrazia del Bananistan. Venerdì pomeriggio, l’altroieri, Sua Eccellenza il Presidente del Consiglio è atteso per le 14.30 negli studi di Sky, sulla via Salaria a Roma, per una lunga intervista in diretta a SkyTg24. Per strada, il solito spiegamento di uomini armati fino ai denti. Il corteo presidenziale, sobriamente formato da un furgoncino blindato, da tre auto e da una pattuglia motorizzata di carabinieri, attraversa il piazzale del palazzo murdochiano. Anche la vigilanza interna è mobilitata, casomai alle dipendenze del noto magnate bolscevico australiano si annidassero cellule sovversive. Infatti ne viene subito scoperta una, nel reparto grafici: sull’ampia vetrata dei loro uffici campeggia in bella (si fa per dire) vista un foglio bianco formato A4 (21 x 29 centimetri su una superficie di 4 metri per 4) con una scritta inequivocabile: una citazione dell’ultimo iscritto al Partito dell’Odio, tale Marco Fabio Quintiliano, classe 35 d.C., nativo di Calagurris Iulia Nasica (Spagna), che dai primi accertamenti non risulta schedato. La scritta recita testualmente (ci scusiamo con i minori eventualmente in lettura): “Odiare i mascalzoni è cosa nobile”. Trattasi della citazione recitata da un altro facinoroso, il noto Daniele Luttazzi, la sera precedente nella radunata sediziosa del Paladozza a Bologna. Alla parola “mascalzone”, il pensiero dei vigilantes corre immediatamente al premier. Pronta e scattante come non mai, la security Sky allerta la scorta presidenziale. Ed ecco due nerboruti agenti della Digos materializzarsi sul luogo del delitto. Sbarrano tutte le finestre che s’affacciano sul cortile, onde evitare sguardi indiscreti. Piombano dinanzi alla vetrata. Leggono la parola “mascalzone” e, anche per loro, l’associazione d’idee col presidente del Consiglio è automatica. Sequestrano il corpo del reato (il foglio A4 con l’orrenda scritta). Poi uno dei due, il più sveglio, si dirige verso il computer principale dell’ufficio, vi prende posto con fare minaccioso e inizia ad armeggiare sulla tastiera.
Ma è ben presto costretto ad arrendersi dinanzi a un oggetto misterioso che inopinatamente sostituisce il tradizionale mouse: si chiama “tavoletta grafica”. Ai primi sintomi di un’ernia al cervello, l’agente intima a una ragazza seduta lì vicino di stampargli i file aperti di recente, nella certezza di smascherare immantinente gli autori del vile attentato cartaceo. Ma invano. Anche perché i due principali sospettati – peraltro rei confessi, in concorso con il Quintiliano di cui sopra - sono già stati tradotti all'ingresso dell’edificio. Qui altri agenti in assetto antisommossa chiedono loro i documenti per procedere all’identificazione e scortarli in questura. Soltanto il pronto intervento di un rappresentante legale dell’emittente ne scongiura il fermo.
Ma la denuncia è scontata, il reato si troverà. Segue mail ufficiale dell’ufficio Risorse Umane dell’azienda, che rammenta a tutti i dipendenti quanto segue: “E’ legittimo avere opinioni politiche di qualunque tipo, ma non fare esternazioni nei relativi spazi”. Voci di corridoio giurano di aver udito gli agenti della Digos commentare che quanti lavorano a Sky sono tutti comunisti, come del resto il loro editore Murdoch, noto amico di Bush. Questa volta, contrariamente a quanto accaduto in occasione dei lanci di cavalletti e souvenir, la sicurezza presidenziale ha funzionato con perfetta efficienza e l’incolumità del premier è salva. Provvede poi lui a farsi del male da solo nell’intervista in studio, con le consuete litanie sul partito dell’amore e sul comunismo alle porte che mettono in fuga gli eventuali telespettatori all’ascolto, totalizzando alla fine un formidabile 0,3% di share (contro 2.5% di Raiperunanotte soltanto su Sky). Proseguono intanto, con posti di blocco e unità cinofile, le ricerche del capocellula, il succitato Quintiliano, resosi irreperibile.

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