sabato 13 marzo 2010

Tutti uguali? Basta!

E’ uno dei luoghi comuni più diffusi degli ultimi anni, ma cosa vuol dire precisamente essere un antipolitico?

Spesso il sentimento di rifiuto della politica (soprattutto di quella recente) è ricondotto al movimento imbastito da Grillo o ai vari movimenti che non hanno altro obbiettivo se non l’antiberlusconismo.

Purtroppo, invece, è più plausibile far risalire questo tipo di pensiero alla poca informazione e ad un certo rifiuto preconcetto verso una politica che, proprio per il disinteresse dei cittadini ha avuto carta bianca per compiere le più immani, passatemi il termine, “porcate” che il nostro paese abbia mai visto.

Un serpente che si mode la coda quindi? Direi proprio di si; abbiamo una politica egoista ed attenta ai bisogni dei “prescelti” proprio perché i comuni cittadini non hanno alzato la voce quando era ora, ma anzi si sono bevuti tutta la rassicurante favola della nascente “Berluscoland”.

Se la classe politica di oggi è composta da mafiosi, corrotti o smidollati (e le future, paradossalmente, potrebbero essere anche peggiori) è perché i valori della politica si sono avvicinati sempre più a quelli del marketing e dell’economia. Quando Berlusconi nel ’94 si presentò dicendo che avrebbe condotto l’Italia come una delle sue aziende diceva il vero, e tutti hanno preso questa affermazione come una cosa positiva; vi ricordate qual era il ragionamento più diffuso? “Se è diventato un imprenditore di successo vuol dire che le sue aziende le gestisce bene, quindi se gestisce l’Italia così dovrebbe funzionare”. Niente di più stupido e controproducente.

In realtà Berlusconi diceva il vero perché un imprenditore per avere successo deve fare il più possibile i propri affari, e farli soprattutto a discapito dei concorrenti; ecco spiegato perché il Paese ora è più simile ad una compagine di Fininvest piuttosto che ad uno stato libero, e il parlamento sembra sempre più una segreteria di partito con, ahimè, poteri ben maggiori.

Gli italiani, e neppure la maggioranza a quanto pare, ci hanno messo però quindici anni per cominciare a comprendere le insidie che si celavano dietro a quell’affermazione ed ora, con l’antipolitica, si rischia di perdere definitivamente il contatto con ciò che in assoluto riguarda più da vicino la nostra vita e la vita di chi condivide la nostra nazionalità.

All’inizio di questo articolo si è parlato di Grillo: bene, anche Grillo pare aver capito che l’antipolitica oltre a non portare da nessuna parte è molto pericolosa e spesso controproducente, per questo sono nati i movimenti “5 stelle” da lui patrocinati, e la cosa è più che giusta, se non ci si ritrova in qualche corrente politica bisogna cercarne una propria, difendere le proprie idee e combattere piuttosto che chiudersi e lasciar fare agli altri, cosa che, come visto, favorisce un solo tipo di politici. Vivere nell’ignoranza in senso etimologico, cioè ignorando ciò che gli altri decidono per noi, è come salire su di un taxi e dire all’autista di portarvi dove preferisce, sia esso una persona seria o uno squilibrato.

Non importa dunque in cosa si crede e cosa si vota, ma bisogna farlo coscientemente e dopo una buona informazione. Dire che tutti i politici sono uguali tradisce una profonda disattenzione verso i propri interessi ed il mondo in cui si vive.

Fabrizio Ruffini

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