martedì 30 marzo 2010

Salary cup e calcio





Compaiono ormai con preoccupante regolarità articoli che descrivono come il mondo del calcio sia ad un passo da una crisi economica senza precedenti.

Se si cercano sulla rete i club che hanno i maggiori debiti appaiono nomi altisonanti, a cominciare dal Manchester United che vanta un debito superiore ai 723 milioni di euro. La squadra ex nonchè vice campione della Champions League (il più importante trofeo continentale) è però in buona compagnia; altre corazzate come il Chelsea del magnate russo Abramovich, il Manchester City dello sceicco Al Mubarak e il Real Madrid hanno debiti per oltre 400 milioni di euro.

Vien da chiedersi quanto di regolare ci sia in tutto questo.

Le campagne faraoniche che vengono intraprese da determinati club europei ogni estate non sbilanciano il corretto funzionamento dei campionati?

Quale comportamento avere con le squadre aventi il bilancio pesantemente in rosso?

Lo sceicco annoiato di turno che decide di comprare una squadra, risanarne i debiti precedenti con le banche e spendere e spandere finchè non trova un passatempo migliore contribuisce a spettacolarizzare di questo sport?


Di certo c'è che viviamo in una società con un'idea completamente sbagliata di sport. Non vi è più onore per il secondo posto, conta solo vincere e per farlo alcuni presidenti sono disposti a tutto (l'ultima campagna acquisti del Real Madrid ne è un esempio). Un campionato o una coppa vinta da una società in ginocchio a causa delle folli spese estive merita di essere festeggiata?

L'equilibrio tra le varie compagini accresce lo spettacolo e un miglioramento della qualità globale del gioco costituisce la vera essenza dello sport: il divertimento.


Il primo modello che viene in mente per portare tale equilibrio è quello utilizzato negli sport americani.

Il concetto è abbastanza semplice e si basa sul salary cup.

Nella sostanza ogni squadra per pagare gli stipendi ai propri giocatori non può superare una determinata cifra, il tetto salariale appunto, che è uguale per tutti. Tale tetto salariale viene imposto dalla Lega anno per anno in base anche se non soprattutto a fattori economici generali e il suo superamento comporta delle sanzioni che in America prendono il nome di luxury tax.

Poniamo ad esempio che il salary cup sia 50 milioni di euro. Con questi 50 milioni di euro il Real Madrid deve riuscire a pagare gli stipendi di tutti i giocatori e non solo dei vari Cristiano Ronaldo, Kakà, Raul, Benzema, Casillas e via dicendo. La violazione del salary cup comporta come detto il pagamento di una luxury tax la quale nel sistema americano prevede che per ogni dollaro con cui si eccede il tetto salariale occorre versarne il doppio alla Lega. Nell'esempio ciò significa che se il Real Madrid necessita di 90 milioni di euro per pagare gli stipendi ai propri giocatori deve versare alla Lega (90-50)*2=80 milioni di euro, con una perdita notevole per le casse della società.

Ad onor del vero va detto che tale modello si applica alla perfezione in un sistema che non prevede ad esempio retrocessioni e dove lo scopo principale è la ricerca dell'equilibrio (si pensi al Draft dove i giovani con maggiori prospettive che escono dal college vanno alle squadre con i record peggiori).

Dall'altra parte dell'oceano inoltre si usa la formula dello scambio dei contratti dei giocatori (la cosiddetta trade) appunto per non permettere al proprietario non curante della luxury tax di avere i giocatori migliori.

Sempre tornando all'esempio del Real Madrid il trasferimento di Cristiano Ronaldo dal Manchester United alla squadra spagnola utilizzando la formula americana non potrebbe avvenire per 93 milioni di euro. Se lo stipendio di Cristiano Ronaldo è di 10 milioni di euro affinchè avvenga lo scambio occorre che il Manchester acquisisca uno o più contratti dal Real Madrid per un totale che si avvicini ai 10 milioni percepiti dal portoghese. In pratica non si può vendere per risanare il bilancio a meno che una squadra non sia gia sotto il salary cup e in quel caso puo acquistare direttamente il contratto del giocatore senza dover riequilibrare il tutto (una sorta di premio per chi rispetta il tetto).

La presenza di numerose regole rende tale sistema complesso e sicuramente non esente da difetti ma una riforma che tenga conto di alcuni aspetti del salary cup americano combinato ad esempio con l'obbligo di utilizzare i vivai può essere un primo significativo passo verso il cambiamento.


Umberto Simola

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