domenica 28 marzo 2010

L'era di Googocracy


Grant Neufeld/flickr/Creative Commons

Cosa resta quando il solo potere che sta dalla parte della democrazia nel paese più dittatoriale al mondo è una compagnia digitale? Ma Googomocracy naturalmente.
Non mi sto lamentando qui, effettivamente, sono davvero contento della presa di posizione presa da Google sulla censura in Cina, ma non è scoraggiante che finora nessuno dei poteri più influenti al mondo abbiano avuto la forza d’animo per levarsi contro la follia oligarchica di questo paese?
Voglio dire che questo è un paese in cui le persone vengono mandate al patibolo per delle violazioni che nei nostri paesi sono considerati ridicoli, e in alcuni casi – come la corruzione in Italia – sono stati anche depenalizzati. E non solo questo, ma oltre tutto costringono la famiglia del defunto a pagare i proiettili utilizzati durante l’esecuzione, mentre i medici che lavorano per lo Stato prendono dalla vittima gli organi per venderli a caro prezzo ai compratori occidentali. Questo è il paese di Tiananmen, il paese che ha perseguitato i genitori dei bambini morti durante il terremoto di Sichuan – immaginate bambini sepolti sotto le macerie delle scuole mal progettate da dei costruittori disonesti con l’aiuto “inconsapevole” dei leader dei partiti locali che erano stati convinti con enormi tangenti. Questo è anche il paese che reprime ogni intrusione straniera nei suoi affari interni ma che non ha mai esitato a punire un governo straniero che osa mettere in dubbio le sue iniziative in Sudan, Congo, Tanzania e Nigeria.
Questo è anche un paese che – grazie ad una folle riappacificazione economica con l’occidente – è stata capace di negoziare il suo modo di diventare – molto rapidamente – la maggior potenza economica mondiale basata sulla forza delle manipolazioni monetarie. Mi auguro solo che il Congresso americano e le amministrazioni europee abbiano lo stesso coraggio senza compromessi mostrato dai dirigenti della Google che sono disposti a mettere l’interesse economico della propria azienda sulla stessa linea per la libertà e i diritti umani. Un’alzata di cappello va in particolare a Sergey Brin, che molto coerentemente, dopo aver promesso anni fa, che Google non avrebbe lasciato niente alla Cina in materia di democrazia e diritti umani, e che non avrebbe guidato la sua azienda in modo tale da diventare complice nel silenzio e nella violazione dei più basilari diritti umani. Naturalmente ne basta uno per conoscerli tutti, la famiglia Brin ha già avuto la sua repressione, prima sotto il dominio sovietico. Ora ovviamente la Cina è vendicativa.
Infatti è già successo che, un giorno dopo che l’annuncio di Google che aveva fatto il giro della Cina e attraversato Hong-Kong, moti dei suoi principali partner locali hanno troncato i legami con la Mountain View Company.
Vediamo se qualcuno ha il coraggio di resistere a questa enorme violazione delle libere professioni.

traduzione: Giulia Pradella
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